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26/01/2012 alle ore 23.33.16
Il seme della violenza
A volte capita di leggere un libro, un articolo su un giornale od un post qui, e provare un moto di invidia perché non è una cosa che hai scritto tu, che non saresti stato capace di scrivere anche se sono le stesse parole precise precise e gli stessi pensieri che ti giravano nella testa senza trovare la forma giusta. A me è successo, ma io non sono un giornalista né tanto meno uno scrittore, leggendo un articolo di Stefano Giuntini sul suo 'Lo Schermo' in merito alla violenza ed al razzismo in ogni sua forma. Lo ha scritto in un articolo oggi 26 gennaio e si intitola 'Il seme della violenza' che condivido in toto. Condividerei anche eventuali errori di grammatica se ci fossero. Eccolo.

Il seme della violenza
La violenza è violenza e basta. Non ci sono altri termini per definirla e non è mai giustificabile per nessuna ragione, in un contesto di civiltà. Partendo da questo semplice presupposto abbiamo trovato davvero fuori luogo diversi interventi dei nostri lettori, che attraverso spericolati paralleli, hanno mirato a minimizzare la gravità del fatto applicando una logica demagogica e qualunquista e puntando alla generalizzazione (o al contrappasso) per diluire in una sterile propaganda un episodio oggettivamente spregevole.

Le argomentazioni sono sempre le solite, trite e ritrite: “il marocchino aggredito se l'è cercata”, “se avessero aggredito un italiano non ci sarebbe stato tutto questo polverone”, “i provvedimenti contro gli aggressori sono esagerati”, 'era ubriaco, sporco, molesto' (allora si merita di essere massacrato da un branco di codardi?) e via con tutto il conseguente cocktail tropicale di citazioni da fatti di cronaca che hanno visto extracomunitari macchiarsi di crimini ai danni di italiani, per arrivare a dimostrare che sì, il fatto è da condannare ma con riserva.

Si diffonde così, la violenza.

Parte dall'odio, germogliando nelle intercapedini delle condanne con riserva. Dei 'sì questa cosa è male, ma però...'. Nelle persone che abbassano lo sguardo, o si voltano, quando si trovano di fronte a un'ingiustizia.

Perciò, pur rispettando la libertà di pensiero e di opinione, noi de LoSchermo.it non possiamo fare a meno di adempiere a quella che reputiamo una delle missioni principali degli organi di informazione, ossia arginare in ogni modo possibile il germogliare di qualsiasi seme che possa alimentare l'odio sociale e quindi portare gli animi all'esasperazione generando violenza.

Già in passato abbiamo agito in questo senso, cercando di analizzare gli scenari, per mettere a fuoco i problemi – o i disagi – che portano all'esplosione della violenza. Assumendoci spesso la responsabilità di posizioni impopolari, ma forse proprio perché non populiste.

Sappiamo che c'è chi non la pensa così e abbiamo letto, negli ultimi tempi, prese di posizione “di pancia” altamente spettacolari, sicuramente appaganti dal punto di vista dell'”audience”, ma di dubbia moralità ed innegabile irresponsabilità.

Sia chiaro, ognuno può scrivere ciò che vuole, però almeno nel modo giusto. Ci riferiamo a certi nostri lettori e vorremmo far passare il concetto che anche la forma di espressione delle opinioni è capace di creare danni sociali ed esasperare la pericolosità di certi scenari già altamente preoccupanti.

I fatti del Bruton, il pestaggio all'Ottavo Nano si collocano, seppure su piani d'azione diversi, alla stessa chiave di lettura: a Lucca esistono gli estremisti, ma sono una minoranza assoluta ed è proprio per questo che può e deve essere emarginata e debellata, ma solo con le armi della civiltà, della cultura, della consapevolezza sociale e civica del problema.

E' inutile gridare ogni volta al fascista e starsi a inventare derive neonaziste quando gli stessi autori dei pestaggi sono un piccolo gruppo di borderlines che si nutre di violenza e non – come magari farebbe comodo (specialmente sotto le elezioni) a certi gruppi politici – nutriti squadroni della morte che battono costantemente le strade alla ricerca di persone di colore o ebrei da massacrare.

Questa violenza va capita, per poterla combattere. E per comprenderla è necessario liberarsi di tutte le sovrastrutture ideologiche e metterne a fuoco, una volta per tutte, la reale origine ossia la scintilla che fa ogni volta scoppiare il fuoco della prevaricazione e dell'odio.

Iniziamo, come cittadini, a capire con cosa abbiamo a che fare. Abbandoniamo la paura e la militanza cieca per dare un contributo fattivo a questa battaglia di civiltà. Iniziamo a denunciare sistematicamente nelle sedi preposte qualsiasi manifesto di intolleranza. Dove si trova questa gente? Chi li protegge e perché? Aiutiamo le forze dell'ordine, che già stanno facendo tanto, ad arginare questa minoranza di esagitati teppisti assicurandoli una volta per tutte alla legge e rendendo più sicure per tutti le nostre strade.

Diventiamo attori, invece che comparse, in questa missione sociale. Usiamo la cultura, parliamo con i nostri conoscenti del bene e del male, educhiamo i nostri figli al valore della non-violenza. Rigettiamo le prevaricazioni in tutte le sedi e facciamolo insieme. Boicottiamo la propaganda opportunista che getta benzina sul fuoco e riprendiamoci un ruolo attivo, a tutti i livelli, nella società che abitiamo ogni giorno.

Perché il seme della violenza cresce ovunque. Anche dentro di noi, senza che ce ne accorgiamo. E si nutre di luoghi comuni e generalizzazioni. Delle piccole e grandi giustificazioni che ci diamo ogni giorno per puntare il dito contro qualcuno solo perché è in qualche modo diverso da noi.

Partendo dal presupposto che - come scrisse Albert Kinsey - 'La natura si basa molto più sulla diversità che sull'uguaglianza'.

Per questo il razzismo, in tutte le sue forme, è spregevole: perché è contro natura. Ossia un abominio.

In poche parole: accettiamo anche i doveri dati dallo status di cittadini e cerchiamo di essere responsabili non solo di noi stessi, ma anche degli altri. E' così che si fa in una comunità. Pensate che tutto questo sia retorica? Forse, ma la distanza fra il buonismo e l'impegno civile sta tutta nella presenza o meno dell'azione.
http://www.loschermo.it/articoli/view/40640

Link: http://www.0583.eu/cristofani/seconda.asp?a=2012&m=1&id_post=141
 
 
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