io....Cristoforo Cristofani
 
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la Voce di Lucca
 
Sono sempre grato a coloro che mi fanno partecipe delle loro opinioni e rispondono con un commento a quanto scrivo.
L'unica cosa che chiedo è il rispetto della Buona Educazione. Pena è la non pubblicazione del commento.
Grazie
 
07/11/2009 alle ore 18.10.44
Grazie, Ingegnere
che dire ? oltre alle frasi di circostanza, che a chi veramente gli voleva bene davvero poco interessano, resta un vuoto per tutti noi. Perché aveva un'autorevolezza, soprattutto morale, che difficilmente sarà rimpiazzabile. Sarà un vuoto per tutti i lucchesi, anche per coloro che non lo sanno ma che in questi anni hanno in qualche maniera beneficiato del suo lavoro, della sua intelligenza e della sua capacità di saper vedere molto più lontano degli altri.
Quello che penso di lui è stato mirabilmente scritto da Ilaria Bonuccelli sul Tirreno e lo condivido talmente, parola per parola, che lo riporto integralmente qui sotto. (peccato, sempre sul Tirreno in altro pezzo, per quella storpiatura del nome dell'amico di sempre Nencini che è misteriosamente diventato Nencetti che merita quanto meno una rettifica).

Oggi c'è stata una lunga cerimonia officiata dal vescovo Italo Castellani. Qui una piccola osservazione, però, la devo fare; la scelta della 'parabola dei talenti' che termina con un perentorio 'avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti'. Enigmatica parabola ed oggetto di studi ed interpretazioni anche fra gli addetti agli studi, ma enigmatica anche la sua scelta oggi... che ha fatto sollevare più di un sopracciglio ai presenti attorno a me evidentemente, come me, non addentro così profondamente nei Vangeli per comprendere. Una cosa però il vescovo Italo Castellani ha detto che credo sia stata condivisa da tutti quanti: Grazie Ingegnere da parte di tutti per tutto quello che hai fatto per la tua, la nostra, Città. Grazie.
Ecco in queste ultime parole era condensato il sentire comune di tutti. E sarebbero bastate.


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Scompare Gian Carlo Giurlani

È morto a 81 anni il 'presidente della repubblica di Lucca' Era molto malato



Il presidente della Repubblica di Lucca, come amava chiamarlo il senatore Marcello Pera, è morto. E la città da ieri è orfana non solo di un uomo ma di un pezzo di storia. Della propria storia, recente e lontana.

Gian Carlo Giurlani, l'ingegnere, l'industriale in pensione, il presidente (solo da poco ex) della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, l'uomo che ha gestito, insieme al commercialista Alberto Varetti, la trasformazione della banca dei lucchesi, reggendo alle spallate e alle critiche, se n'è andato all'età di 81 anni. Giovedì sera, poco prima di mezzanotte, si è spento - lasciando la moglie Anna, i figli Ugo e Stefano e 5 nipoti - nel letto di casa, in piazzale Ricasoli. Appena fuori da Lucca drento, ma con uno sguardo fisso sulle Mura. Le sue Mura. Quelle di ragazzo, quando andava all'oleificio di famiglia, in zona stazione. Sono le stesse Mura che lo accompagnano alla laurea da ingegnere, al lavoro di insegnante all'istituto tecnico, nella carriera di industriale del settore cartario, dedito al lavoro, alla Imballaggi Nottoli di Lunata. Una vita da imprenditore impegnato, ma anche con concessioni alla mondanità con l'amico di sempre, l'avvocato Giorgio Nencini. Con lui trovava il tempo per un salto in Versilia, alla Bussola di Focette - «il tendone di Bussoladomani era roba da ragazzi» - dove Sergio Bernardini gli spettacoli li metteva in cartellone a mezzanotte e ancora si poteva ascoltare dal vivo la voce di Mina. Già Mina, una delle favorite dell'ingegnere, anche se poi la musica classica e lirica soprattutto diventano parte della sua vita. Per questo sostiene, per anni, il Festival pucciniano di Torre del Lago o l'Associazione musicale lucchese: con convinzione e senza mai chiedere un biglietto omaggio. Giorgio e Gian Carlo, gli amici anche di concerti, non andavano mai a teatro gratis perché l'ingegnere era fatto così. Tutto d'un pezzo. L'uomo di equilibrio che non chiedeva favori (e per questo si considerava fortunato) e che ha fatto scoppiare quasi un terremoto, qualche mese fa, quando è stato chiaro che, per motivi di salute, non sarebbe riuscito a portare avanti l'impegno da presidente alla Fondazione Crl.

La malattia e la cecità non gli consentivano di lavorare come aveva fatto negli ultimi 15 anni, quando per Lucca, attraverso la Fondazione, aveva creato Imt, la scuola di Alta specializzazione per laureati, ma anche rimesso in piedi il Museo del Fumetto, comprato la sede per il Centro nazionale del volontariato, regalato l'acceleratore lineare all'ospedale per le terapie dei pazienti oncologici, restituito alla città un circuito di luoghi di cultura, dall'auditorium di San Romano, al teatro di San Girolamo, fino All'Agorà o all'auditorium del Suffragio.

Non aveva bisogno di abitare a Lucca drento per essere lucchese, l'ingegner Giurlani. Era uno dei pochi uomini «d'altri tempi» che lucchesi lo sono per naturale autorevolezza e vocazione. E, tuttavia, era anche un lucchese anomalo. Uno di quelli capaci di dire sempre quello che pensava a chiunque e in qualunque circostanza. Considerava questo il vero privilegio concessogli dall'età e dalla posizione di presidente della fondazione Crl, conquistata sul campo e non per intercessioni politiche. Non è da sottovalutare il fatto - come ricorda Alberto Varetti - che Giurlani è stato l'ultimo dei presidenti lucchesi della fondazione Crl nominato dal ministero del Tesoro. L'ultimo di investitura pubblica. E per la città anche popolare. Perché negli anni il suo nome è stato associato a iniziative a sostegno delle famiglie in difficoltà, soprattutto per contribuire a pagare gli studi ai figli, o a sostegno dei malati di Alzheimer. C'era l'ingegnere dove esisteva un bisogno, materiale o culturale. Si lasciava convincere a portare avanti i progetti, anche quelli nuovi, perché - è la memoria del figlio Ugo - non era un uomo con preconcetti. Ma una volta detto sì, non mollava: telefonava, verificava che i progetti, le iniziative andassero avanti. Che tutto marciasse e avesse anche il ritorno economico prospettato.
Insomma, l'ingegnere era uno che contava in città. Forse quello che contava di più, pur restando in ombra, non solo perché gestiva ogni anno 30 milioni da distribuire sul territorio, ma per l'autorevolezza che tutti gli riconoscevano senza sforzo. E senza invidia. In questo senso, Gian Carlo Giurlani di nuovo era un lucchese anomalo: nessuno parlava male di lui. Nè in pubblico né in privato. Per questo oggi alle 16 saranno in tanti a dirgli addio: ci sarà anche la Lucchese, per quantol'ingegnere non abbia mai tirato un calcio a un pallone. Il vescovo Italo Castellani ha scelto di celebrare il funerale in San Frediano, la chiesa che aveva contribuito, da presidente della fondazione, a restaurare. E così la basilica si apre a uno di Lucca fòra che per parrocchia aveva San Concordio. Ma anche questo è un riconoscimento per l'ingegnere. L'uomo che ha stanziato i soldi per evitare il crollo del Duomo, che per strada salutava per primo e che quando era affaticato, si appoggiava a un pilastrino di marmo, magari vicino a S. Maria Nera, per massaggiarsi i piedi doloranti.
Così uomo perbene e senza vergogne.
di Ilaria Bonuccelli
il Tirreno

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1 commenti
Link: http://www.0583.eu/cristofani/seconda.asp?a=2009&m=11&id_post=55
 
Commenti
Sarebbe stato un buon Sindaco - inviato in data 07/11/2009 alle ore 18.10.44
peccato che non abbia mai voluto svolgere un ruolo politico attivo forse proprio per restare equidistante da tutti. sarebbe stato un ottimo sindaco ed avrebbe, come solo un vero imprenditore può, FATTO cose e non discorsi.
 
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